Reviewed by alessio on
Fahrenheit 451 è un libro che soffre di un grave problema comune a molti libri "classici": l'aspettativa elevata. Ne senti parlare sempre bene, la gente pare adorare un libro, quando nomini il titolo qualcuno sviene dalla commozione. Poi lo leggi, non ti lascia di stucco e a quel punto sorge la fatidica domanda: "Ma sarò scemo io?". Quando mi succede mi chiedo un'altra cosa: Non mi piace soggettivamente o oggettivamente? La differenza è sostanziale. Tropico del Cancro è un libro "classico", ma ogni volta che provo a leggerlo sento il ribrezzo che mi sale e vorrei solo non averlo mai iniziato. In questo caso il mio ripudio è totalmente soggettivo.
Nel caso di Fahrenheit 451, il libro l'ho finito ma non lo trovo un capolavoro. Forse proprio per via di tutti gli elogi, che mi hanno alzato l'aspettativa, la delusione durante la lettura è stata maggiore. In questo caso, però, ho anche motivi oggettivi.
La storia consiste nel viaggio psicologico del protagonista, Guy Montag, che da incendiario diventa un protettore dei libri. Tutto il libro è in realtà la narrazione del suo viaggio mentale, quindi il libro è ricco di parti interamente dedicate ai suoi pensieri. Con parti intendo pagine e con pensieri intendo flussi di parole infiniti che, alla lunga, sfiancano. In realtà tutto ciò è sopportabile per quasi tutto il libro, finché non si arriva nella parte finale dove su circa 20 pagine 17 sono così, e a quel punto passa anche la voglia di leggere. I giorni impiegati per leggere le ultime 20-25 pagine sono stati gli stessi per leggere le prime 160, per quanto mi riguarda. Il fatto di non essere riuscito a legare col protagonista, un personaggio a mio parere noioso ed estremamente stupido, non ha di certo aiutato.
Le parti di suspense non fatto effetto (laddove L'uomo in fuga di Stephen King mi agitava come fossi io stesso il protagonista) e l'unico cattivo interessante (in realtà l'unico cattivo, e pure l'unico personaggio interessante) viene usato poco nulla.
Il testo spesso risulta di difficile lettura, con frasi e locuzioni ormai in disuso ai giorni nostri. Dire che è un libro scritto negli anni '50 non vale, perché vi sono libri anche più vecchi più semplici da leggere. Esempio banale: "In nessun luogo, non c'era luogo ove riparare, nessun amico presso cui rifugiarsi, realmente. Eccettuato Faber". Testo incomprensibile? No, ma nemmeno fluido. E questo è solo un banale esempio.
Ho letto di alcuni che si lamentano della traduzione, e credo sia sbagliato. La traduzione italiana in uso tutt'oggi risale al 1956, per opera di Giorgio Monicelli ai tempi in cui questo libro si chiamava "Gli anni della fenice". Ai tempi era una traduzione sicuramente corretta e al passo coi tempi, ma dopo oltre 60 anni non è forse necessario un aggiornamento? Una nuova traduzione? Ma è più economico riutilizzare ciò che si ha da mezzo secolo.
Reading updates
- Started reading
- 12 September, 2018: Finished reading
- 12 September, 2018: Reviewed