Reviewed by alessio on

3 of 5 stars

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Recensione senza spoiler
Premessa
Se mi chiedessero di recensire La paranza dei bambini in una sola parola, risponderei "Meh".

"Meh" spiega nel migliore dei modi la mia opinione per questo libro. Non è brutto, non mi sono mai dovuto sforzare troppo per proseguire, ma allo stesso tempo non posso dire che sia bello, perché non mi è piaciuto. Meh.

Visto che le critiche sono molte, per tenere il tutto un po' in ordine dividerò la recensioni in brevi capitoli. Ultima premessa: non ho mai letto un libro di Saviano prima di questo, quindi non potrò fare paragoni.

Narrazione
La narrazione è la parte con più problemi in tutto il libro.

Ambientato a Napoli, La paranza dei bambini è ricco, molto ricco di dialoghi in napoletano (semplificato dall'autore stesso per avere una maggiore comprensione). E su questo niente da dire, anzi ottimo! Aggiunge realismo al racconto e non stona affatto, anche se nelle prime pagine si arranca per via della novità, ma ci si abitua presto. Ho trovato più fastidiosa l'indecisione dell'autore sul tipo di narratore da usare. A volte è imparziale, onnisciente, parla italiano e ti descrive pure la piega del pantalone di un passante; subito dopo sputa fuori qualche parola in napoletano, con qualche frase da camorrista del tipo "Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso." Da una parte hanno senso queste "uscite da camorrista", dall'altra fanno strano.

Il libro non segue un vero e proprio filone narrativo, il protagonista non ha un obiettivo se non un generico "conquistiamo il mondo". Tutto il libro è un susseguirsi di blocchi/capitoli a sé stanti con in background un sottile filo conduttore, identiche a delle sub-plot. Abbiamo la sub-plot di "Drone", che dura circa 3 capitoli, abbiamo poi la sub-plot di un furto di un camion, fine a sé stessa che dura circa due capitoli. Potrei andare avanti all'infinito e dividere tutto il libro in questo modo, con brevi capitoli di riconciliazione della trama sparsi a casaccio.

E tutto questo porta al finale (niente spoiler, tranquilli), prevedibile con pagine d'anticipo e così aperto e pronto a un sequel che mancava solo la scritta "Acquista il seguito a soli 4.99" in fondo alla pagina (e infatti dopo soli 11 mesi è uscito il sequel Bacio feroce).

Prolissità
La prolissità di Roberto Saviano in questo libro si merita una sezione a sé stante. Forse per paura di cadere nella povertà descrittiva, solita dei romanzi di giornalisti trasformati in scrittori di fiction, l'autore decide fare l'opposto. Descrizioni infinite di cose banali e frasi senza utilità alla storia ma buttate lì per incrementare il contatore di parole. Sono tantissime, una dopo l'altra, e stancano facilmente. Ne vorrei riportare qualcuna come esempio:

Pagina 18, inizia una pagina intera di descrizione poetica di "Forcella". I palazzi si baciano, tanto sono vicini; le pietre che vengono "coltivate" e così via. "Forcella (Il quartiere di Napoli dove è ambientata la storia) è una storia di ripartenze. Di città nuove su città vecchie, e di città nuove che diventavano vecchie". Se devo leggere una frase più di tre volte per capirla è perché è scritta male (e comunque non l'ho ancora capita);
"Fuori un'automobile aspettava Nicolas. Una Punto blu scuro come se ne vedono passare a centinaia in una via qualsiasi di una città qualsiasi." La Punto blu scuro ha avuto un ruolo nella storia? No, approfondimento troppo prolisso inutile;

"Si ripeteva la parola "punito" e quella saltava da tutte le parti come una pallina. Come la pallina gialla che papà gli aveva preso in cartoleria quando ancora andava alle elementari". La pallina gialla ha importanza? Assolutamente no. E so che potrei sembrare esagerato ma vi assicuro che frasi come questa o la precedente sono fin troppo abbondanti nel libro;
Verso la fine del libro (anche qui, niente spoiler) Letizia, la ragazza del protagonista, rivede Renatino, il ragazzo che compare solo nelle prime due pagine del libro e poi svanisce nell'oblio. Copio - a mano - dal libro: "E per un attimo, ballando con le braccia alzate e muovendo la testa da un lato e dall'altro, le parve di cogliere su di sé il guizzo di uno sguardo conosciuto. Renatino, con la faccia da ragazzo, identica all'ultima volta che lo aveva visto, ai tempi dello smerdamento, e il corpo da uomo dentro una divisa dell'esercito. Fu un attimo, poi non lo vide più e alle prime note [...roba inutile...], scordandosi di lui". Adoro questo pezzo. Incredibilmente inutile, non posso nemmeno dire che è fine a sé stesso perché sarebbe una baggianata. Non serve assolutamente a nulla e da come è stato scritto pare che Letizia abbia visto lo spirito di un veterano di guerra deceduto durante uno "smerdamento", gergo giovanile per indicare un bombardamento.

Personaggi
La paranza è composta da dieci ragazzini, tra i 10 e i 16 anni, il cui capo è Nicolas 'o Marajà. Ognuno ha il proprio soprannome e il nome non viene usato praticamente mai: Pesce moscio, Dentino, Drone, Lollipop, Biscottino e così via. A questi dieci soprannomi si aggiungono anche quelli di altri ragazzini, di camorristi e di persone a caso. Vi sono così tanti personaggi, tutti mal o per nulla caratterizzati, che ci si perde nella massa di nomi senza un volto dietro. Quando si legge un nome non si riconosce una persona, non ci sono emozioni, sentimenti o una psicologia. Il vuoto totale. Nessun personaggio viene analizzato psicologicamente se non in modi molto superficiali. Non si può creare nessun legame con nessun personaggio perché non li si conosce minimamente, sono uno tale e quale all'altro.

Aneddoto spoiler: [spoiler]Quando verso la fine viene ucciso Dumbo ci ho messo un bel po' a ricordarmi chi fosse. Prima di quella scena è stato presentato solo una volta e non era per nulla importante. Poi salta fuori che Dentino e Dumbo erano migliori amici e questo ci porta al finale. Qualcuno si ricordava dell'esistenza di Dumbo?[/spoiler]

Conclusione
So di aver parlato solo dei punti negativi, ma di positivi purtroppo non ne trovo. Eppure, non riesco a dire che La paranza dei bambini sia un libro totalmente brutto. Le pagine scorrono, a fine lettura non mi è venuta voglia di lanciarlo fuori dalla finestra, però non è un libro che rileggerei. Non è un libro che mi ha lasciato soddisfatto a fine lettura.

Lo consiglio? Non credo. Vi sono molti ottimi libri da leggere e perdere tempo su un libro mediocre tendente al pessimo non conviene. Fate un favore a voi stessi e saltate questa lettura.

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  • Started reading
  • 10 August, 2018: Finished reading
  • 10 August, 2018: Reviewed